di Andrea Raffaldini

Il ritorno sul suolo italico dei The Darkness è molto atteso e, non appena gli inglesi attaccano con le note di “Black Shuck”, ecco che si scatenano danze e urla di esaltazione nel pit. “Growing On Me” e “The Best Of Me” riscaldano ulteriormente l’atmosfera; i The Darkness sono carichi e non sbagliano un colpo, diretti in modo eccelso da Justin Hawkins alla chitarra e alla voce. I suoi falsetti sono il marchio di fabbrica che ha costituito parte fondamentale del successo raggiunto dal combo britannico. “One Way Ticket” regala un momento di grande intensità ed energia: i fan alzano le mani al cielo e cantano dall’inizio alla fine il famoso brano. Purtroppo, dopo “Get Your Hands Off My Woman”, l’impianto salta, non c’è più energia elettrica sul palco e la band deve fermarsi per un buon quarto d’ora. Nel frattempo, Justin Hawkins pensa bene di sfruttare questa pausa forzata scendendo dallo stage per incontrare i fan e fare foto con loro, davvero un bel gesto! Risolto l’inconveniente tecnico, le danze riprendono con una serie di classici: “Love Is Only A Feeling” e “I Believe In A Thing Called Love” sono i più sentiti a livello emotivo. Come se non bastasse, i The Darkness propongono una riuscita versione di “Street Spirits” dei Radiohead. Nonostante gli intoppi, il concerto degli inglesi si conclude dunque in un tripudio, grazie ad una performance tra le migliori dell’intera giornata.

The Darkness

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