di Maurizio Borghi

Ed eccoli, attesissimi, i Killswitch Engage col figliol prodigo Jesse Leach. Anni di dibattiti riaccesi dal ritorno del frontman che ha firmato l’opera che ha consacrato la band, quell’”Alive Or Just Breathing” che, assieme al precedente album autointitolato, ha lanciato l’intero movimento metalcore. L’atmosfera sul palco è rilassatissima e si nota in maniera evidente una nuova energia scorrere tra i componenti del gruppo, vigorosi e gioiosi. Guardare Adam D. e le sue movenze goffe ci fa convincere sempre più che il chitarrista leader del gruppo, nonchè il produttore più in voga nella scena metalcore, sia uscito da un cartone animato o sia stato fatto diventare grande di colpo come in “Da Grande” di Renato Pozzetto. Adam ride, scherza, saltella, sghignazza e stempera l’atmosfera incarnando perfettamente il ruolo di macchietta comica. Jesse canta bene, comprensibilmente sbaglia qualche passaggio e, anche se sprovvisto della calda timbrica di Howard Jones, esegue i passaggi melodici che trainano ogni canzone in maniera più che soddisfacente. Facendo roteare il suo mohawk riesce anche a smuovere un pubblico tramortito dal solleone. Nessuna sorpresa nella setlist, che ripropone in un breve greatest hits di una decina di pezzi tutti i brani più noti della formazione, concludendo con l’azzeccata cover di “Holy Diver” di R.J. Dio. Meglio Howard o Jesse quindi? Ognuno avrà la sua risposta, anche dopo questa gradevole esibizione!

Killswitch Engage

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