di Andrea Raffaldini

Continua a gonfie vele la serie di artisti americani: dopo i Rival Sons, i giovani Black Stone Cherry danno inizio al loro concerto con una frizzante “Maybe Sunday”. La successiva “Change” riscuote un’ottima accoglienza da parte del pubblico, mentre tutta la band salta, corre e cerca in ogni modo di esaltare giovani e meno giovani sotto il palco. Dopo la potente “Yeah Man”, arriva il cavallo di battaglia per antonomasia dei rockers a stelle e strisce: “Blind Man” viene infatti cantata a squarciagola da tutti i presenti, dall’inizio alla fine. Il cantante/chitarrista Chris Robertson (sempre più sosia di Jack Black) è il perno su cui il gruppo si regge, con la sua voce caratteristica ed il suo stile di chitarra influenzato dai grandi del rock americano. John Fred Young alla batteria si conferma un animale da palcoscenico, unendo potenza e precisione tecnica ad un pimpante spettacolo visivo. “White Trash Millionaire” ci regala un altro momento commerciale, un po’ ruffiano se vogliamo, ma all’insegna di melodie capaci di imprimersi in testa dopo poche note. Stesso discorso vale per “Blame It On The Boom Boom”, durante la quale i Black Stone Cherry sfruttano al massimo le ultime riserve di energia. Alla fine dello show, i fan salutano con scroscianti applausi, a dimostrazione di essersi divertiti grazie ad una performance energica.

Black Stone Cherry

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