di Marco Gallarati

Tocca ai redivivi Ugly Kid Joe, band splittata nel 1997 e riformatasi nel 2010, seguendo l’ormai abusato trend delle reunion a scoppio ritardato. Per la caratura del combo, la posizione in scaletta è abbastanza deficitaria, ma oggi il quintetto si deve accontentare di questo breve slot di poco più di mezzora. Tempo a disposizione ben sfruttato dal Brutto Moccioso Joe, che galvanizza gli astanti con una performance energica e corroborante, non certo di facile assimilazione, considerata la totale assenza di nuvole sopra il cielo dell’Arena. Avete ragione, stiamo costantemente scrivendo delle condizioni meteorologiche, ma è inevitabile, in quanto queste stanno condizionando fin troppo lo svolgimento del festival, a tratti addormentato e stordito dalla temperatura africana. “Cats In The Cradle”, cover di Harry Chapin, è stato il lentone proposto dalla band, poco dopo il terzetto d’apertura affidato a “Neighbor”, “Panhandlin’ Prince” e “Milkman’s Son”. Una buona sferzata di adrenalina, dunque, per un gruppo che riaccogliamo fra noi con piacere.

Ugly Kid Joe

Ugly Kid Joe

Ugly Kid Joe

Ugly Kid Joe

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